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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, III, 42
 
originale
 
[42] Nec tamen nostrae nobis utilitates omittendae sunt aliisque tradendae, cum his ipsi egeamus, sed suae cuique utilitati, quod sine alterius iniuria fiat, serviendum est. Scite Chrysippus, ut multa, "qui stadium, inquit, currit, eniti et contendere debet quam maxime possit, ut vincat, supplantare eum, quicum certet, aut manu depellere nullo modo debet; sic in vita sibi quemque petere, quod pertineat ad usum, non iniquum est, alteri deripere ius non est".
 
traduzione
 
42. Non dobbiamo, tuttavia, trascurare i nostri interessi e affidarli agli altri, quando noi stessi ne abbiamo bisogno, ma ciascuno deve preoccuparsi della propria utilit?, se ci? avviene senza recare ingiustizia ad altri. Dice bene Erisippo, come al solito: "Chi corre nello stadio, deve sforzarsi e lottare quanto pi? gli ? possibile per vincere, ma non deve assolutamente sgambettare o allontanare con la mano il suo rivale: allo stesso modo nella vita non ? ingiusto che ciascuno ricerchi ci? che riguarda le sue necessit?, ma non ? consentito sottrarlo ad un altro".
 

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